Per le OGR di Torino è scoccata l’ora della novità. Calato il sipario sulle Grandi Riparazioni, ecco ora le Officine riconvertite in un nuovo spazio di start up e di cultura, per nuovi confronti nel durante di tempi sempre nuovi.
Suggestivo che ti siedi ad un tavolone moderno-ampio-wi-fi e poi ti guardi intorno e ovunque ti si incrocia lo sguardo con mura di storia. Il debutto di un culturale che fa memoria del passato lavoratore è sempre una cosa lodevole. Originale il sistema di incastri scorrevoli che aprono le porte dei bagni. Bella la decorazione di lampade e simil lampioni a mo’ di tasselli combinati insieme, come fossero tutti un Picasso, ma ognuno a modo suo. Posso immaginarmi il groviglio di incontri e consultazioni che hanno richiesto l’impiego di un sacco di gente, ottima idea per generare lavoro. Ben fatto: la città lo merita.
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Ero anche incuriosita dal lavoro targato Patrick Tuttofuoco, mi aspettavo una mostra di fotografie, ma avevo frainteso, voleva invece essere un’allestimento inaugurale, a mio modesto parere piuttosto scarso. Cercherò di spiegarmi: vedo un paesaggio desertico, o la steppa, e vedo arte. Immagino la superficie lunare, o di Marte, e vedo arte. Persino un’automobile mi richiama il concetto di arte. Caravaggio addirittura mi scuote dentro. Al contrario, questa combinazione di terra rossa e pezzi di scultura non mi dice proprio niente.
Con tutto l’interesse per conoscere e voler capire, se non incontro un linguaggio con cui interagire, piuttosto che una visione da interpretare, resto… senza fuoco.
Mi si dirà che è arte moderna, e io non discuterò che sempre di emozioni si parla. Tuttavia continuo a percepire qualcosa di oscuro, che di continuo richiama una bruttissima solitudine. Brutti questi tempi che cambiano, e non all’altezza dei giganti del passato.